Gunther Studemann a Vietri 1924-1928

Vietri e dintorni 14 gennaio 2024
Proloco di Vietri sul Mare

Nella secolare storia della ceramica di Vietri, gli anni 20 del secolo scorso sono caratterizzati dall’inizio del “periodo tedesco” con nuovi decori e colori. In quel periodo, a parte le “riggiole” e gli artistici pannelli, il resto della produzione ceramica aveva decorazioni minimali e pochi colori. E’ doveroso precisare che allora, insieme ad artigiani locali, troviamo imprenditori, artisti e artigiani da tutta Europa non solo dalla Germania. La bellezza del luogo, il clima mite, l’ospitalità e la semplicità  della vita sono stati gli attrattori principali per artisti stranieri che, già nei decenni precedenti, in tutta la costa amalfitana e l’isola di Capri vi soggiornavano spesso anche come una sorta di residenza d’artista ove si scambiava il lavoro con vitto e alloggio. In quel periodo senza dubbio si è consolidata la consapevolezza della bellezza e le potenzialità artistiche della ceramica vietrese. Il pittore tedesco Gunther Studemann fu il ‘precursore’ degli stranieri ad avvicinarsi alla ceramica di Vietri. Arrivò prima a Positano nel 1922 e verso la fine dell’anno successivo a Vietri affascinato dalla magia della ceramica ove fa valere tutte le sue attitudini e abilità acquisite alla storica università delle belle arti di Amburgo. Nel 1924 fonda la Ceramica Fontana Limite, nome che deriva dalla località dove inizialmente si svolgeva la lavorazione, e nell’anno successivo spostò il laboratorio a Marina nell’edificio Amabile. La “faenzera” di Studemann fu la prima realtà produttiva del periodo tedesco; i collaboratori erano architetti, pittori, formatori e modellatori olandesi e tedeschi, inoltre ceramisti di Faenza ed i fratelli Giosuè e Salvatore Procida che sedimentarono quella svolta di vitalità che ha contraddistinto questo particolare periodo. Una ricca donazione come campionario di vendita con un’ampia rassegna di pezzi, tazze, brocche, piatti Ø 42cm e maioliche a rilievo fu fatta da Studemann al MIC (Museo Internazionale della ceramica di Faenza) e riportati su una cartolina pubblicitaria dello stesso MIC riscontrando i favori in un articolo sull’organo di stampa ufficiale del museo.  Altra importante testimonianza delle opere di Studemann è un presepe composto da 9 figure plastiche realizzato a 4 mani in un freddo inverno del 1925 bevendo del buon vino con un altro illustre testimone del periodo tedesco Richard Dölker e conservato al Topfermuseum di Thurnau in Germania. Altre opere di Studemann le troviamo al museo provinciale della ceramica di villa Guariglia di Vietri sul Mare e in vicoli e strade con pannelli devozionali come quello molto bello di via Costabile sulla parete della “Rocchetta”, la casa di molti artisti stranieri di quel periodo. Inoltre, la produzione di Studemann aveva un mercato importante anche a Positano dove si trovano pannelli artistici in dimore private e pannelli devozionali nei vicoli. Intanto, lasciata temporaneamente alla pittrice olandese Sophie van Stolk (SWS) la direzione della faenzera avvia con l’imprenditore Max Melamerson, sempre a Marina, un’altra importante realtà produttiva la I.C.S. (Industria Ceramica Salernitana) assumendone la direzione per pochi mesi prima di lasciarla a Richard Dölker. Sia Studemann che Dölker hanno alcuni tratti comuni nelle loro opere ed il logo della produzione della ICS richiama il pesciolino usato da Studemann nelle sue opere come una sorta di continuazione e di passaggio della sua produzione ceramica. Il fiume tra Molina e Marina alimentava il mulino per la lavorazione dello smalto che veniva poi distribuito alle “faenzere” vicine in tinozze portate a spalla o con un asinello. L’asinello, divenuto poi il simbolo della ceramica di Vietri la cui ‘paternità’ è stata data a Richard Dölker, è stato fonte d’ispirazione per artisti ed artigiani di allora che lo riproducevano e lo riproducono ancora oggi nelle loro opere. All’esterno delle fabbriche vi erano le vasche di essiccazione dell’argilla che arrivava con i carretti dalle generose terre di Ogliara. Il forno di ceramica alimentato a fascine veniva caricato verticalmente il venerdì e acceso insieme ad una candela davanti all’immancabile mattonella votiva con l’icona di “Sant’Antuono” divenuto il protettore del fuoco che doveva cuocere la ceramica. Il lunedì successivo quando veniva aperto il forno era ogni volta un miracolo che si rinnovava in un’esplosione di colori. Il lavoro non mancava per guadagnarsi da vivere, oltre alle faenzere di ceramica, l’attività produttiva vietrese era particolarmente attiva nel settore del vetro con un’importante e innovativa ‘vetreria’, quello tessile con un opificio sempre a Vietri mentre a Marina vi era un prestigioso cantiere navale con maestri d’ascia e falegnami.

Nel 1928 Studemann chiude la fabbrica Ceramica Fontana Limite e lascia Vietri per continuare la lavorazione di ceramica nella sua Germania. Nel corso della sua longeva vita (1890-1981) torna più volte a Vietri e Positano ma annotiamo anche lunghi periodi di lavorazione della ceramica in Grecia e Spagna.

  Nel 2024, per i cento anni della fondazione della Ceramica Fontana Limite, il gadget agli atleti della #vietriedintorni sarà un pesciolino come la sigla che Gunther Studemann apponeva alle sue opere con le iniziali ST.